VOLTI DELLA NATURA

UNO SCRIGNO DI RICCHEZZE NATURALI

Ampi crinali ricoperti di boschi, vallate percorse da torrenti. Pareti di arenaria, forre, cascate. E’ questa la Riserva Naturale dell’Alpe della Luna: uno scrigno di ricchezze naturali conservate in un ambiente integro e selvaggio, attraversato solo da strade forestali e sentieri; un luogo che ha ispirato, tra l’altro, l’arte di Piero della Francesca.
Il nome pare derivi dall’imponente dirupo che si trova su uno dei versanti del crinale principale – nei pressi di Monte dei Frati (m 1.453) – che visto da Badia Tedalda assume la forma di una falce di luna. Ma c’è anche chi afferma che il nome tragga origine da antichissimi riti dedicati alla luna che si svolgevano proprio qui.
La prima cosa che colpisce l’occhio del visitatore è la fitta e spettacolare vegetazione, composta soprattutto da faggi secolari, cerri, carpini, aceri, tigli, ontani, sorbi, agrifogli. Attraversare questi boschi significa entrare in un’altra dimensione, sospesa tra i suggestivi suoni della natura, il fiabesco mistero del silenzio ed i quieti tempi della natura. Con la possibilità di avvistare daini e caprioli intenti a brucare nelle radure, o sparvieri ed aquile che volteggiano in cielo. E al calar della sera – oltre ai versi degli animali notturni – non è raro udire il richiamo del lupo.
La luna, comunque, resta un leit motiv. Sull’Alpe troviamo ad esempio la fumaria, pianticella dai fiori viola (nota per le proprietà diuretiche) i cui principi attivi si formano seguendo le fasi lunari. A primavera, poi, i prati dove pascola la chianina ospitano le fioriture rosse della lunaria: pianta che prende il nome dai frutti tondeggianti, simili alla luna piena. Ma non basta; ai piedi dell’Alpe, l’erosione dell’acqua ha creato una cascata, nei pressi del Sasso Spicco. Qui, in un riparo naturale, la tradizione vuole che San Francesco – scendendo dall’eremo di Montecasale – venisse a cantare le laudi, al chiarore della luna.
Ed appunto: dalla luna all’acqua. L’altro elemento che caratterizza il territorio è la presenza dell’acqua, in tutte le sue forme: sorgenti, torrenti, fossi, cascate. I principali corsi d’acqua che lo solcano sono il torrente Presalino (affluente del Presale, che a sua volta si getta nel Marecchia), e gli affluenti dell’Afra, tributari del Tevere. Ma non si deve dimenticare che in questo comprensorio si trovano anche le sorgenti del Foglia e del Metauro; fiumi che poi – come il Marecchia, le cui sorgenti sono pure vicine – convogliano le proprie acque nell’Adriatico.
D’altra parte, se è vero che dire Badia Tedalda significa dire natura incontaminata, è altrettanto vero che le emergenze naturalistiche non si concludono nella Riserva. Collegata ad essa c’è l’Area Naturale Protetta di Interesse Locale di Pratieghi. Situata alle pendici del M. della Zucca (1263 m.), si presenta con una serie di piccole valli in cui il bosco ceduo si alterna a prati. Il motivo di maggior interesse è la presenza del tasso (Taxus baccata), pianta sempreverde che arriva a superare i 2mila anni, conosciuta anche come “albero della morte”. Si trova soprattutto in Valle Buia e nella Fossa Grande; qui si possono ammirare esemplari vetusti, di altezza superiore ai 10 metri.
Con queste premesse, è evidente che le possibilità di divertimento a contatto della natura sono molte. Per gli amanti dell’escursionismo (a piedi, a cavallo, in mtb) non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per chi ama la caccia fotografica, l’elevata densità di animali selvatici offre molte opportunità di scatto. Inoltre, nei boschi è possibile raccogliere funghi, tartufi e frutti selvatici. E per finire, la pesca sportiva: nella Riserva scorre il Presale, torrente circondato da un ambiente incantevole, con primule ed orchidee selvatiche; su queste acque – popolate dalla trota fario – è stata istituita dal club Alta Val Marecchia Fly Fishing una riserva di pesca a mosca, soggetta alla regolamentazione “no kill”.